Massalongo, Scarabelli e la geologia

Romano Guerraromano.guerra@romanoguerra.it

In un momento in cui la geologia si evolveva rapidamente aprendo nuovi orizzonti agli studi sul passato della Terra, anche l’Italia diede il suo contributo con alcuni scienziati che con maggior perspicacia osservarono i vari fenomeni del nostro territorio. Purtroppo in poco più di un decennio, due valenti studiosi persero la vita, Leopoldo Pilla nel campo di battaglia del nostro Risorgimento e Abramo Massalongo rapito in giovane età da una malattia che nella metà dell’Ottocento mieteva molte vittime: furono due gravi perdite per la scienza italiana, ma i loro contributi permisero alle nuove generazioni di affrontare i problemi geologici con un’ottica decisamente nuova. In particolare il veronese Massalongo che si avvicinò alla fine degli anni quaranta all’ambiente scientifico, ebbe la perspicacia di capire che fino ad allora gli studi sulla paleobotanica erano decisamente carenti. La fortuna di essere nativo di Tregnago in Vald’Illasi, di avere il famoso giacimento di Bolca a distanza abbordabile, di trovarsi al centro della provincia più “paleontologica” d’Italia e di avere conoscenze erudite gli diedero una tale spinta che i successivi dieci anni, gli ultimi della sua breve vita, furono veramente straordinari. In quel decennio Massalongo riuscì ad impostare la paleobotanica italiana e a produrre, oltre ad una pletora di contributi di argomento paleontologico, anche un paio di capolavori, ambedue nel 1859. Il primo, Saggio fotografico di alcuni animali e piante fossili dell’agro veronese,fu fatto in collaborazione col fotografo Maurizio Lotze ed è il primo trattato paleontologico illustrato con fotografie.

Il secondo “Studi sulla flora fossile e geologia del Senigalliese” in collaborazione con l’imolese Giuseppe Scarabelli Gommi Flamini”. La storia di questo capolavoro è in parte conosciuta tramite l’epistolario contenente le lettere che Scarabelli in quel decennio inviò a Massalongo a cui purtroppo mancano, per ragioni sconosciute, quelle di Massalongo a Scarabelli.

I due probabilmente si ‘incontrarono’ sulla prestigiosa rivista scientifica Nuovi annali delle scienze naturali edita in Bologna, ognuno coi propri contributi e trovarono nei fossili che Scarabelli aveva acquistato a Senigallia da Vito Procaccini Ricci, e raccolto in successivi viaggi, il punto d’incontro che poi si concretizzò con la stampa di questo volume di cui Scarabelli scrisse la parte geologica (37 p.), e Massalongo la parte paleobotanica (466 p.). Dopo un inizio molto formale, i due cominciarono a dialogare in modo veramente amichevole e Scarabelli, che deteneva il materiale di Senigallia e gradiva pubblicarlo, dopo un’esperienza col botanico Parlatore, ne propose lo studio al veronese che accettò con entusiasmo. Il lavoro non fu facile anche perché i materiali dovevano viaggiare dallo Stato Pontificio al Regno Lombardo-Veneto, ma l’entusiasmo dei due superò ogni contrarietà compresa quella gravissima della malattia di Massalongo che procedeva inesorabilmente. Massalongo nel contempo curò anche altri lavoretti e riuscì a far venire Scarabelli a Verona (Il preambolo del viaggio e il viaggio stesso sono evidenziati nelle lettere di Scarabelli) dove il romagnolo ebbe occasione di “saziarsi” di fossili e di fare anche un’escursione a Bolca per visionare le cave di quell’ormai famoso giacimento. I due non si videro più. Massalongo, che come Scarabelli aveva idee risorgimentali con la visione di un’Italia unita, se ne andò all’inizio della spedizione dei Mille, ed oggi è sepolto nel famedio dei famosi nel cimitero di Verona. Il dolore di Scarabelli è palpabile nelle lettere che inviò alla vedova. Malgrado tutto ciò Studi sulla flora fossile del Senigalliese uscì e fu il primo grande contributo di paleobotanica e stratigrafia del Miocene, in gran parte ancora valido oggi a riprova che le competenze dell’autodidatta Scarabelli e del Professor Massalongo avevano posto una pietra miliare nella paleontologia italiana, oggi quanto mai preziosa in quanto delle zone fossilifere marchigiane ben poco è rimasto per una revisione del volume che ormai ha superato il secolo e mezzo. La pubblicazione dell’epistolario di Scarabelli a Massalongo curata dalla dottoressa Marina Baruzzi è un ulteriore contributo alla conoscenza della nascita ed evoluzione della paleontologia italiana e di questi due personaggi che ebbero in tale frangente un peso non indifferente. La morte di Massalongo tolse alla scienza italiana un vero campione che probabilmente, ignaro del futuro tragico che l’aspettava non riuscì a curare il terzo capolavoro che certamente aveva in testa e cioè un’opera esaustiva della flora fossile di Bolca. Scarabelli proseguì con entusiasmo giovanile fino alla vecchiaia nell’interesse per la geologia che debordò anche nella paletnologia di cui egli fu l’iniziatore di quella italiana già nel 1850, e non solo di quella.

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