Gian Battista Vai
Collezione di Geologia “Museo Giovanni Capellini” – Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna, giambattista.vai@unibo.it
Il carteggio è mutilo della metà scarabelliana, ma conserva un interesse straordinario per capire da un lato il ritardo decennale fra la nascita della archeologia preistorica in Europa (Italia compresa) con Scarabelli e la scuola imolese contemporanea di quelle francese e danese a cavallo del 1850, e dall’altro la sua (ri)nascita convenzionale in Italia, con Gastaldi e gli altri italiani dal 1860. Ma temi e testimonianze non banali delle lettere riguardano anche la Carta Geologica d’Italia a grande scala, gli ultimi efetti della Piccola Età Glaciale nelle Alpi, una inconscia prima segnalazione di corpi calcarei nei gessi piemontesi (cioè di calcari a Lucina, che Scarabelli stava già studiando in Romagna), e infine un ritratto dell’uomo/scienziato Gastaldi e, di riflesso, del suo interlocutore Scarabelli e di alcuni altri famosi geologi del tempo.
Il ritardo decennale nella riscoperta poco convinta di Scarabelli e della scuola preistorica imolese dipese molto dal fatto che Gastaldi, pur amico di Scarabelli fin dal 1844, prese coscienza e lesse Scarabelli (1850) solo a paritre dal 1860. Prima Gastaldi mai scrive di preistoria nelle lettere a Scarabelli, e solo allora si ricorda che qualcuno gli ha riferito di lontane ricerche di questo tipo fatte nell’Imolese. Solo quando si renderà conto che le collezioni preistoriche di Scarabelli possono essere utili al suo disegno di coordinare in ottica nazionalistica unitaria la nuova ricerca preistorica focalizzata sull’età del bronzo, a cui lui e altri hanno dato impulso col 1861, chiederà a Scarabelli dati, campioni, bibliografia, assistenza e collaborazione per una collezione nazionale e per le Esposizioni di Parigi. Ma anche in questi eventi internazionali cercherà Scarabelli e i suoi utensili dell’età della pietra, vanto del Museo Imolese, solo in funzione di difesa nazionale contro l’ovvio sciovinismo scientifco francese, ma senza apprezzare o capire le potenzialità europee delle ricerche precoci di Scarabelli e della scuola di Imola per le stesse origini dell’archeologia preistorica.
All’opposto, il miglior riconoscimento alla rilevanza internazionale di Scarabelli (1850) e della Scuola di Imola concretizzata nel suo Museo si trova nelle lettere di Gabriel de Mortillet a Scarabelli conservate alla Biblioteca comunale di Imola (BiM).