Gli elefanti delle “Sabbie gialle” dal Faentino al Bolognese

Marco Peter Ferrettimarcopeter.ferretti@unicam.it

Ritrovamenti fossili di elefanti, rappresentanti sia da scheletri parziali che, soprattutto, da resti isolati, sono relativamente comuni nelle successioni continentali e di ambienti di transizione del Pleistocene dell’Emilia Romagna. Di particolare interesse sono quelli provenienti dai depositi pedeappenninici di ambiente litorale noti in letteratura come “Sabbie gialle”.

Le “Sabbie gialle” rappresentano le unità marine più recenti dell’Appennino settentrionale e la loro collocazione cronologica è cruciale per ricostruire la storia deposizionale e deformativa del margine appenninico emiliano romagnolo prima della sua definitiva emersione.

Studi recenti hanno ipotizzato per questi depositi un’età compresa tra la fine del Pleistocene inferiore (Siciliano) e la prima parte del Pleistocene medio. Rimangono tuttavia notevoli incertezze sulla precisa età e correlazione dei vari corpi sabbiosi affioranti nel settore preso in considerazione, anche nel caso di aree vicine come Faenza e Imola.

Seppure mancanti di una continuità stratigrafica, i resti di vertebrati continentali rinvenuti nelle Sabbie gialle mostrano di poter apportare un significativo contributo alla risoluzione di tale problema. Tra i gruppi di vertebrati presenti nelle associazioni delle “Sabbie gialle”, gli elefanti, rappresentati da forme del genere Mammuthus, sono il taxon con maggiori potenzialità come marker temporale.

Il genere Mammuthus, al quale appartiene il noto mammut lanoso del Pleistocene superiore, si è originato in Africa nel Pliocene inferiore ed ha raggiunto l’Eurasia circa 3 milioni di anni fa, estinguendosi invece nel continente africano. In Eurasia il genere è andato incontro ad una rapida evoluzione, che ha prodotto una successione di specie distinte soprattutto in base alla complessità dei molari, che mostrano una tendenza all’aumento dell’altezza della corona (ipsodonzia) e al numero di lamelle che li compongono. Tali modificazioni sono considerate un graduale adattamento ad una dieta erbacea tipica di ambienti aperti e relativamente aridi.

I reperti rinvenuti nelle “Sabbie gialle” del margine appenninico emiliano-romagnolo appartengono a forme terminali della specie Mammuthus meridionalis. In particolare, gli esemplari rinvenuti nella Cava La Salita di Oriolo, Faenza, e nel sottosuolo di Bologna, hanno caratteristiche che li avvicinano alla sottospecie M. meridionalis vestinus, di grande taglia e con dentatura primitiva, tipica del Villafranchiano finale. La collezione Scarabelli dell’Imolese contiene invece resti di una forma più evoluta, unico rinvenimento in Italia. Questa forma con caratteri dentari derivati è segnalata in Europa del Nord nei siti di Voigstedt in Germania e Dorst in Olanda, datati a circa 0.7 Ma. La presenza di questa forma nelle “Sabbie gialle” delle colline di Imola sembra quindi indicare un’età più recente rispetto a quelle da cui provengono i resti di Faenza e Bologna.

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